In questo giorni il termine “Outdoor education” risuona in numerosi contesti, addirittura citato all’interno dell’ultimo decreto ma conosciamo veramente cosa vuol dire o crediamo sia l’ora d’aria in giardino, lo stare all’aria aperta quando c è il sole!
Non Basta..non è questo il senso, non snaturiamo l’essenza!
Outdoor Education è un processo di apprendimento che contiene un’ infinità di aspetti:
Il contatto con la Natura, la Scoperta, le Esperienze, lo sviluppo delle competenze e delle abilità, l’ educazione al rischio, educazione emozionale.
E’ una strategia educativa che non può e non deve essere improvvisata, non si può pensare di educare come si educa in una stanza.
E’ Pedagogia attiva, il bambino è parte attiva nel percorso di “apprendimento eperienziale” (Learning by doing) e incoraggia un flusso spontaneo che coinvolge testa, cuore, mani e sensi e genera resilienza.
Un apprendimento che chiama in gioco:
Cuore(Emozioni) Mani(Imparare facendo) Testa(Intelletto), proprio come proponeva Jhoann H. Pestalozzi, segna un approccio olistico dove il bambino ha l’opportunità di vivere esperienze ricche, attività che coinvolgono l’intero corpo occhi mani testa e cuore.
Imparare a leggere la Natura, maestra per eccellenza, ricca di fenomeni quali pioggia, freddo, vento, terra, fango, insetti e animali, è una competenza che nasce dall’interesse, è figlia dalla curiosità. Ma quanto è importante per lo sviluppo cognitivo del bambino vivere i cambiamenti climatici, le trasformazioni degli alberi dei fiori, dei piccoli insetti attraverso l’alternarsi delle stagioni.
Perchè indurre ai piccoli uomini conoscenze alterate come ad esempo dominare la consapevolezza che in autunno cadono le foglie , gli alberi si spogliano (per di più attraverso immagini preconfezionate) quando in realtà, attraverso una semplice passeggiata nei boschi si possono osservare anche alberi sempre verdi!
Perchè alimentare considerazioni fittizie e lontane dall’effettiva realtà!
Immergendosi nella Natura il bambino impara ad amarla, apprezzarla, scoprirla, comprendere il funzionamento, stupirsi dei dettagli, delle piccole cose, della scoperta di una rana o di una foglia, creando un tesoro dentro la sua anima.
“Se vogliamo vedere i bambini fiorire e autodeterminarsi, dobbiamo permettere loro di amare la Terra, prima di chiedere loro di salvarla”
David Sobel
Un pilastro saldo dell’Outdoor Education è la comunità educante che, oltre ad avere una Naturale predisposizione al Selvatico, deve essere Autentica, Empatica, si basa sulla costruzione e la condivisione di un’identità pedagogica chiara che ha obiettivi e valori definiti in maniera chiara.
Il compito dell’educatore è essere una base sicura per i bambini, essere disponibili all’ascolto, comprendere e fare in modo che nessun bambino si senta sbagliato.
L’educatore deve arricchirsi continuamente di percorsi formativi , ha il bisogno di stare a contatto con la Natura, vivere le esperienze, meno strutturate, con gli stessi occhi di meraviglia dei bambini, lo stesso entusiasmo, lo stesso stupore e godere dei tempi lenti.
Il dialogo tra bambino e educatore è disegnato da molteplici domande poste dai piccoli esploratori, da confronti ed è importante stimolare l’elaborazione delle loro risposte.
L’adulto ha un atteggiamento osservativo, sostiene le esplorazioni del bambino ma senza dominarle, accoglie i pensieri, i gesti gli sguardi, le intenzionalità, gli interessi.
La Natura, il Bosco , il Parco diventano ambienti educativi, aule che hanno come tetto il cielo.
Vivendo queste realtà cosi a stretto contatto, il bambino coltiva la sostenibilità, permettendo una connessione al rispetto per il mondo naturale.
I materiali naturali diventano strumenti di gioco favorendo l’esplorazione, la manualità, la coordinazione.
Uscire fuori è cosa di tutti i giorni, si inserisce nel progetto come routine giornaliera.
Ogni giorno passato ad esplorare regala scoperte e vale la pena viverle sia per gli adulti che per i bambini.
Sostenere e accompagnare il bambino già dalla prima infanzia a instaurare relazioni empatiche con il mondo naturale è importantissimo, permette di far nascere una nuova coscienza in sostegno del futuro del pianeta, avvicinare i bambini alla Permacultura.
“La permacultura è l’armonica integrazione di paesaggio e persone che soddisfano in modo sostenibile i propri bisogni alimentari, abitativi ed energetici e ogni altra necessità materiale e immateriale”
Bill Mollison (1988)
Integrare la Permacultura nel percorso formativo significa sostanzialmente guardare al sistema educativo in modo creativo.
L’Outdoor education non predispone un programma stabilito, ma segue un tempo lungo per poter dar modo ai bambini di muoversi , osservare, esplorare e godersi dei momenti.
Altro pilastro importante per costruire il percorso outdoor è il ruolo delle famiglie.
Il rapporto comunità educante e genitori si basa su una continua comunicazione aperta, incontri periodici caratterizzati da costanti confronti, colloqui, momenti comunitari di convivialità per arrivare alla costruzione di un rapporto di fiducia, in modo da poter sciogliere tutte quelle resistenze generate da uno stile di vita che tende a proteggere il bambino da tutto: graffi, ginocchia sbucciate sono da considerare opportunità di crescita, è importante concentrarsi sui benefici e non credere che diventino traumi da non poter mai cancellare.
Ricordo con piacere il pensiero ironico di Danilo Casertano, co-fondatore dell’Asilo nel Bosco di Ostia:
“L’outdoor education è quella possibilità di capire che il bambino non è idrosolubile , a contatto con l’acqua non si scioglie, non si arrugginisce neanche quando c’è umidità, ricordiamoci sempre..non è votato al suicidio!
[…]Farsi veramente male e perdersi sono possibilità che dipendono più dalla mancanza di attenzione che dagli strumenti di controllo.”
L’adulto ha il compito di aiutare il bambino a riconoscere e incontrare i propri limiti per accompagnarlo a superare le difficoltà in autonomia, mettersi alla prova confrontandosi davanti ad un pericolo gestendo le proprie paure inventando e sperimentando una strategia della risoluzione del problema.
Tutto questo per far si che un giorno diventi un uomo sicuro, libero e con una forte autostima.
Immergersi nella Natura, all’aria aperta permette una crescita migliore, stimola l’intraprendenza e inoltre i bambini hanno meno possibilità di contagiarsi rispetto ai luoghi chiusi.
Vivere ogni giorno in ambienti chiusi, strutturati, togliendo e opprimendo la libertà di giocare in maniera spontanea con materiali destrutturati, toglie la possibilità di avere la capacità di resilienza, di reagire ad un evento negativo, di cogliere dal fallimento l’opportunità di crescita e di miglioramento.
“La pedagogia del Bosco non è per tutti e non c’è niente di male in questo!” cit.Selima Nigro
Carla Barrale